Utilizzando liberamente il video e la scultura, attraversando discipline come la grafica, il design, e il cinema di ricerca – con particolare attenzione al documentario d’architettura –, la pratica di Trevisani parte sempre da un assunto di base che fa della scultura il suo indirizzo primario. Così le svariate ispirazioni di cui si compone il suo lavoro sono l’unica faccia di una realtà liquida e mutevole, che l’artista indaga come fosse un fenomeno naturale, cercando di non interrompere mai la “catena di immagini” di cui è composto il nostro presente. Allo stesso modo le sue sculture sono concepite come architetture vivibili che sovvertono gli usuali confini fra ambiente e fruitore, dove la mutevolezza della realtà percepita è allo stesso tempo soggetto e strumento del suo lavoro. La fase preparatoria che precede i lavori dell’artista è lunga e articolata e spesso rimane celata, costituendo un patrimonio di elementi a cui attingere per poi realizzare oggetti, ambienti e prodotti che rispondono tutti al desiderio di uscire dal tradizionale circuito dell’arte.